Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

martedì 9 novembre 2010

Un Muro scivoloso

Grinta e determinazione vorrebbe la regola del non c’è due senza tre e completare le sfide del triveneto con un bel successo è ciò che si aspettano alle 15.00 i tifosi giunti non numerosi per un importante testa – coda. Quando sale l’orgoglio e si fa superbia, diventa normale bofonchiare nel momento in cui non si raggiunge la porta avversaria in pochi passaggi. I veneti sono ben schierati e nonostante la storia del luogo che porta in dote il catenaccio del Paron Rocco, non alzano la linea Maginot davanti a Villanova e lasciano le trame fino ai venti metri, quando la luce degli esterni varesini si spegne, lasciando Neto e Cellini senza il rifornimento adeguato.
Le formiche del centrocampo non sembrano essere in grado di portare cibo sufficiente all’ape regina Neto, capace di trasformare qualunque cosa in nettare dolcissimo per il palato varesino. Il lavoro là in mezzo si fa arduo, passare fra le gambe numerose padovane, un lombrico enorme che si distende per tutta la larghezza del terreno: la zanzara non trova modo di urtare la sua pelle e viene agilmente rimbalzato indietro e Pugliese ferma le sue corse a trenta metri dall’area, vero cubo di Rubik per l’attacco varesino che nelle ultime giornate sembra aver trovato gli agganci giusti fra i reparti.
Scorrendo sull’asta del tempo, i minuti assopiscono il tifo di casa fino a quando un cross dal fondo vede Neto cristallino catapultarsi sulla sfera, sprizzata solo a lato del palo. Si ribalta la situazione e sul fronte difesa tocca a Pesoli gettare il suo corpo contro il pallone, padre per la seconda volta poche ore prima e già reattivo nonostante il sonno da smaltire. Alla pausa i pensieri scorrono nel cielo ancora luminoso di Masnago, mai terra di conquista da due anni a questa parte e Sannino, temerario condottiero, sembra non trovare il pungiglione adatto per sgonfiare la mongolfiera del Cittadella.
Così la ripresa ha inizio senza batter ciglio con i medesimi protagonisti a calpestare il campo di battaglia quando i veneti cominciano a sbattere le gambe sui piedi fatati delle ali, fermandone le iniziative con le brutte maniere e la giacchetta nera inizia a cercare nel suo taschino le armi per fermare gli impulsi bestiali.
Nasce così la punizione di Buzzegoli che il guardiano ospite smanaccia poco oltre la barra superiore, un missile diretto verso la segnatura. Oppure la paura fa nove (Cellini), che appoggia per l’accorrente Tripoli nel suo ultimo sussulto di giornata. Ma la parata salva il muro e fa salire grida di dispiacere; da qui in avanti il Cittadella approfitterà di ogni scusa per prolungare il riposo durante la battaglia, scimmiottando i migliori teatranti e Sannino rivoluzionerà la squadra inserendo baby Mustacchio, il toro Eusepi e da ultimo il buon ciccio Corti, con l’intento di movimentare i balli nel sambodromo.
Ogni tanto anche Zappino alza le sue mani verso tini insidiosi o appoggi verso la porta e fa partire i biancorossi con rilanci veloci, Massimo voto per lui e conferma nel posto di estremo, nota decisamente positiva per il pubblico.
La linea verde del Varese spera di essere stavolta risolutrice della situazione, ma la tensione in Mustacchio per la presenza del CT Ferrara gli fa mancare la terra da sotto i piedi e le sue volate sulla fascia lasciano solo amaro in bocca a lui e ai compagni mentre Eusepi gradirebbe una spalla su cui appoggiare i palloni trattenuti con forza ma incontra la giornata peggiore di Neto, solitario sulla spiaggia di Copacabana.
E dare sette minuti di recupero allenta la tensione e ritarda il the delle cinque, portando i pensieri negativi che per un sabato ci fanno tornare alla normalità.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

NN CAPISCO NULLA DI CALCIO.... PERò NE POSSIAMO " PARLARE" E NN SOLO...

Anonimo ha detto...

The?? Ma quando mai!!!

Varese Alcolicaaaaaaaaa