Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

martedì 18 ottobre 2011

La notte dei senza paura

In una notte lunare, i bianco scusati padovani si avvicinano temerari alle Prealpi convinti di mangiare in un solo boccone gli spauriti biancorossi, che seppure stiano avendo delle flebo da un paio di trasferte, si trovano alla prova vera di un’avversaria di rango. L’attacco varesino deve dimostrare che i gol sono ormai cosa naturale mentre la difesa deve affrontare mitragliatrici vere, gente da serie superiore e con diversi colpi in canna. Neto ancora è nelle retrovie, incapace di scendere in trincea causa i suoi guasti fisici, abituato come è a visitare sale mediche e non aree avversarie, così Cellini ci appare in campo, quel numero 21 che sembra poca roba di fronte ai colossi patavini pronti a mangiarselo. Maran per l’esordio casalingo si fa guerriero, in tuta, per fornire contributo atletico ai suoi visto che ne han bisogno fin da subito nell’inseguire sulle fasce gli scorrazzatori veneti.
Nella sfida con il giovane trainer ospite, Maran punta sulla battaglia e la corsa e sembra anche andargli bene perché quando i padovani superano ogni barriera, arriva il vigile Bressan a fermare ogni sfera pericolosa verso i legni biancorossi. E quando usciamo dalla nostra meta campo, nelle due occasioni sul finire del primo tempo , Nadarevic e soprattutto Cellini sono ispiratissimi nel cercare la gloria oltre la meta, e solo per imprecisioni di centimetri non si arriva ad un vantaggio che per ora è ancora immeritato.
Finora è stata sempre la ripresa delle ostilità ad esserci alquanto fatale nelle due disfatte casalinghe e temiamo che la contraerea varesina non sappia più tenere fermi gli avanti ospiti, fra i quali le serpentine di Cutolo e le manovre di Cacia potrebbero ben presto farci molto male. D’altronde Camisa è pur sempre leggero nei contrasti aerei e su palla a terra Dio c’è ne scampi nel far si che non prenda le caviglie avversarie, mentre Cacciatore pare furtivo nell’aspettare che la volpe si allontani dall’albero e sul primo corner sembra un Parola da figurine Panini nella mezza rovesciata a terra, per depositare l’uva dolce della marcatura dopo appena sei minuti.
Le sentinelle ci fan temere un assalto all’arma bianca ospite, anzi i pompieri della nostra difesa ben spengono subito ogni iniziativa con classe ed in mezzo al campo Kurtic domina una linea mediana ospite di grande livello rendendola impalpabile. Se la palla rimane spesso nei nostri piedi è anche merito di un Martinetti sacrificato a far sponda per tutti, permettendoci di respirare ed anzi veniamo rincorsi largamente sulle ali con insuccesso da parte degli ospiti, non stanchi ma deboli nella corsa. Appena esce lui, vi è Carrozza che pare spento dopo un’annata splendida, quasi da cigno nel balletto pronto a morire sulla scena e l’occasione appare ghiotta per ritornare vivo sullo stage. Così fa subito dai primi tocchi in punta di piedi, sguizzante fra le file difensive ospite e palloni comodi comodi giungono verso la porta padovana, sui quali i nostri avanti si catapultano ma senza la giusta conclusione. E su un pallone mortifero arriva invece il momento giusto, dove Cellini pronto e rapace cattura la sfera su un rilancio del nostro Bressan e steso dal portiere viene.
Dalla panchina Maran si alza ad indicare il tiratore, e proprio Lui viene scelto, e deciso declina verso il dischetto, con tanti pensieri nella testa ma sul pallone li  scaglia tutti violentemente per il nostro raddoppio.
Un’odissea che pare essere terminata, per il nostro e per la squadra, visto che dopo un paio di giri sull’orologio, lo slavo terribile Kurtic getta una sassata sotto l’incrocio per un goal sacrosanto.
Così finì un’epoca, ma lo scrivente ancora non si fida.
Alla Prossima!!!

giovedì 13 ottobre 2011

Doppia Doppia

Nella terra del tessuto, il Varese di Maran neo assunto si dispone per tessere una tela di possibili vittorie, provando a scalare una classifica avara di soddisfazioni e piena di insuccessi parziali e morali. Se nel pre - partita il cristallo di Neto si rompe appoggiandosi alla verde erba fiorentina, il Martinetti prova a volare sul campo di un Empoli che piange anch’esso per i pochi punti presi. Su questo fronte l’arma di Tavano pare incutere tremori nella difesa biancorossa , ma sarà lui stesso a spuntare la colt che ha nel piede e a lasciare sul terreno le gioie. Ma vediamo come si dipanano le vicende.
Si parte con Terlizzi rimasto sulla Prealpi ed il buon capitan Camisa ancora fra gli undici titolari, come ad aver vinto alla lotteria il primo premio ed i suoi limiti spesso ci fanno correre timori anche forse troppo ingiustificati. Sul primo lancio lungo di un improvvisato regista Corti, la nostra prima punta vola come un falco a cogliere la preda furtivamente ed un rimpallo favorevole lo porta davanti al guardiano ospite, fino a trafiggerlo con un dardo impietoso. Uno a zero per noi ed il vantaggio è meritato per la grinta mostrata, senza nessun rancore per un campo come quello di Empoli che la storia ormai passata ci ha rivelato essere nemico e fonte di brutti ricordi. Sennonché gli uomini di mister Maran si rintanano, superbi di un centrocampo magnete nei piedi del biondo lecchese e di offensore dello slavo Kurtic, pronto sempre al tiro con una castagna che in questo mese prima o poi cadrà dall’albero nella rete ospite. Eppure la difesa sembra un po’ svagata, dimostrando di flettersi fin troppo ed è appunto forse l’inerzia di Buscè, attaccante aggiunto a colpire il nostro incolpevole Bressan su un corner che giunge dopo un attacco pressante per dieci minuti. Così si riequilibra il punteggio, ma non l’andamento perché rinculiamo eccessivamente ostaggi di fronte solo ad un Tavano, stella di casa che ci fa paura come un omone nascosto dietro una siepe che appare al calar del sole.
All’ultimo secondo ecco l’uomo della Provvidenza, che si spaventa lui steso di fronte a Bressan, dopo che la trincea scavata davanti alla nostra porta viene saltata come di palo in frasca. Ma la fortuna pare aver svoltato direzione ed il buon centravanti empolese si emoziona come il giorno della prima Messa e fa calare la sfera fra le braccia del numero uno varesino.
La pausa ci restaura perché dagli spogliatoi escono giocatori sani e forti, la tattica è affrancata dalla forza dei più forti e sicurezze si evidenziano, il nostro centrocampo pare una Linea gotica sotto cui nulla scende, l’Empoli si scioglie sotto questo caldo di primo autunno e davanti pressiamo con De Luca, virgulto e scugnizzo nello sfuggire alle pertiche empolesi, ma assai scarno nelle conclusioni. Nel libro della genesi si associa sull’arca di Noè coppie complementari, per cui ad una punta efficace come Martinetti si è mostrato nel primo tempo, si unisce uno scarso , causa i risultati, come Cellini, non forte come il Marco era ai tempi dell’Europa disunita monetariamente. Sui volti dei varesini si dipinge l’urlo di Munch, e tremando scorriamo lentamente i minuti sull’orologio, sapendo che un gol non arriverà fino a che i marziani non scenderanno sulla terra; è fatta anche stavolta un pareggio e muoveremo la classifica, è probabilmente questo il pensiero comune che fuoriesce dalle menti dei tifosi biancorossi, d’altronde finora ne abbiamo più prese che date e poi dai, Maran ha rinfrancato la compagine e sembra darci un gioco.
Ma il sipario deve scendere ancora, e poi Zecchin che d’oro è nella sua piccolezza e sveltezza, accorre per battere un corner negli ultimi istanti, Pucino pare un albatros e si eleva a colpire, ma la sfera sbatte tremendamente sul legno e rimbalza nell’area battuta da più elementi e la chimica si compie con il nostro vituperato Cellini che sospinge con la nuca qualcosa che mai avremmo sognato. Amen.

lunedì 3 ottobre 2011

Piastrelle nere come il Carbone

Sotto la flebile luce di Masnago, benvenuto al nuovo impianto si dovrebbe dire, un Varese rinfrancato da due risultati consecutivi si mostra ad un Sassuolo rinato in confronto alla stagione passata, fatto di giovani speranze e qualche matusa pronto a dare consigli, guidato da un Pea, alter ego di Carbone, ma ben più fortunato finora nel sistemare la classifica.
Pertanto sullo scacchiere i biancorossi si sistemano dando ascolto al modulo e non agli interpreti, con uno Zecchin anima e core seduto in panca causa una forma fisica ancora di là da venire ed un Neto generosissimo, pronto a spaccarsi tibie e ginocchia su ogni sfera rotolante, capace però di danzare nell’aria, facendoci sembrare al Bolscioi di Mosca. La difesa vede ora un Camisa che ci fa paura per Troest che aspetta i primi freddi per uscire dal letargo e dietro Bressan perlomeno ci rassicura, pronto ad uscire di meno causa la sua altezza risicata.
Scorrono i minuti e si vede un solo interprete sul campo verde, De Luca sa duettare con l’arco ospite e vede bene i legni, sapendo anche uscire dall’area per invitare i colleghi a spingere in porta il pallone con cross adeguati alla misura e sui calci d’angolo Terlizzi d’annata si eleva in un’occasione sulla porta lontana dalla curva , facendo balzare il pallone poco oltre. Si dice che è maturo, ma di castagne se ne vedon poche causa il caldo, vista la stagione, e così la disfida prosegue esitante sul momento che si direbbe propizio per la nostra gioia. Di falli e cattiverie se ne vedon poche , a centrocampo Corti domina con un Kurtic ancora sergente agli ordini, ma la scarsa aggressività ospite permette a Carbone di rimanere a suo agio nella zona tecnica, e pare tranquillo in questa notte.
La fine delle ostilità, parziali, ci fa venire il sospetto che si debba aspettare qualche colpo di magia finché le forze sorreggono il buon Neto, le cui articolazioni sono leggere fra le maglie nero verdi e vederlo districarsi fra 2,3,4 uomini ci fa sorridere e speranzosi assistiamo all’assalto varesino.
La piroetta di De Luca all’ottavo ci fa esultare ed ammainare le braccia con rapidità, quando il cuoio finisce sul legno sgonfiando le biancorosse speranze ed i Nostri insediandosi nell’area romagnola, dimentichi di alcune regole elementari , lasciano scappare la furia Bokye, lesto a farsi accapigliare da quattro elementi varesini per gettare nel fuoco le piastrelle fin li costruite, fornendo a Sansone il permesso di dilettarsi ad uccellare Bressan in uscita accademica.
La disperazione non potrebbe non salire, già quest’anno decenti goals si sono visti qui in Masnago e le gambe dei varesini paion bruciate per cui prima Cellini e poi Martinetti aiutano a rinsaldare le forze e ad aumentare gli assalti finali, finché un penalty evidente ai più diventa fischio mancato nel referee e solo rimpianto da dimenticare ben presto.
Stanotte qualcuno non dormirà, e si risveglierà non cigno ma Calimero.