Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

venerdì 11 giugno 2010

L'ascensore

La risalita nelle categorie iperprofessionistiche da parte del Varese del Ei fu cavalier Borghi è un sogno che si dipinge sulle prealpi che si stagliano alle spalle della Curva Nord, rispunta finalmente dopo anni di equilibri precari nelle categorie infime con viaggi dei libri contabili presso gli uffici della Legge. Ma la Gioventù di casa respinge e ringrazia l’invito e rimane nel settore dei distinti, costituendo un muro biancorosso che si contrappone ai caldi tifosi giallorossi saliti dalla lontana Benevento. La compagine campana insegue da anni il grande salto, con notevoli fatiche e sfide di play – off perse per un nonnulla.
Mister Acori cerca nell’esperienza di alcuni suoi uomini come lo spilungone Evacuo al centro dell’attacco o D’Anna, ex del Chievo abituato ai campi di provincia, il colpo risolutivo determinante a spezzare l’entusiasmo dei giovani di Sannino. I primi minuti sembrano quelli dell’assalto a Berlino finale, con i panzer russi alla frontiera e qualche giovane improvvisatosi fuciliere a difendere il lieve baluardo davanti a Moreau.
Ma Varese ha i cavalli giusti per salire in Carrozza, furtivo nel doppio dribbling che lo manda per le terre causa lo sgambetto di Landaida. La pantera nera Ebagua va sul dischetto per spiazzare l’estremo difensore ospite e corre sotto la tribuna, forse ad indicare qualche procuratore visto poi l’annuncio fatale di fine gara. Dopo pochi minuti ancora l’ala biancorossa vola sulla fascia e stavolta memore dell’errore precedente, solo il guardiano giallorosso lo può fermare.
Le streghette campane avanzano senza fatica fino alla mediana, ma poi solo la scarsa attitudine di Armenise permette a qualche pallone di filare nell’area con un Moreau voyeur per gran parte della competizione. La magia nera sembra cadere sul ginocchio di Neto, fin li bell’addormentato dell’attacco varesino e questo permette a Sannino un cambio necessario senza ammainare la bandiera brasiliana poiché Dos Santos va a sistemarsi in mezzo al guado.
Pochi minuti, e si cambia ancora registro; Carrozza ruba palla come una caramella ed entra sulla destra, il suo tiro trova le gambe di un giallorosso e comeil Dio del calcio, il peggiore a quel momento in campo, Ciccio Corti, appoggia la sfera nella porta sguarnita. Se il pallone è rotondo, le vene sono torrenti in piena per qualcuno, l’aria non è delle migliori ed una provocazione da rodeo fa nascere un sfida all’OK Corral. Da una situazione di vantaggio netto, dove la pace dei sensi scenderebbe a placare ogni istinto più selvaggio, l’argentino mai domo Landaida assaggia con la fronte la testa della nostra punta di colore, facendogli disegnare un’orma pesante sul terreno.
Ma poiché i mali non vengono mai da soli, ci pensa lo sbandieratore sotto i distinti a dar manforte alle provocazioni, spedendoli entrambi verso il tunnel d’uscita dal palcoscenico, un tragitto che si rivelerà infinito permettendo di aprire le danze di un valzer agitato, fatto di calci volanti, pugni e rincorse. Tanto tuonò che piovve direbbero gli indiani, che per non aver visto nulla fecero nel frattempo e la giacchetta nera, finita la gazzarra, a nulla provvede.
La tensione cala come una foschia londinese, il gioco finora spumeggiante sbollisce e si pensa all’ombrellone ( a Benevento) e a non finire come i cristiani nel Colosseo ( i biancorossi).
Ecco che il gatto sornione Germinale la mette sul secondo palo da un corner anonimo di fine partita e la febbre risale velocemente. Dal termometro si deduce che il sudore scende copioso dalle tempie come la pioggia tropicale. Anche il recupero determina un aumento dei liquidi , palloni piovono come bombe nell’area sempre più allargata a piscina milanese ferragostana. Speranze non si concretizzano, Varese va in finale, ma solo se saltelli.