Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

sabato 20 novembre 2010

La mano sull'interruttore

L’amore per questa squadra sta trovando il suo Cupido, che con i dardi colpisce i cuori dei tifosi, un po’ meno i loro portafogli visti i larghi vuoti sugli spalti, e si spegne la luce per i brindisini ritornati dopo un Ventennio (non quello nero) a calcare il miglior palcoscenico auspicabile. La corrente è alternata per i varesini nei primi minuti; si sale sull’ottovolante delle conclusioni da tre, finora toccasana decisivo per gli uomini di Recalcati nelle loro vittorie in rimonta.
I nostri palloni si appoggiano al ferro languidamente e Lang sembra un pivot fenomenale, una torre d’avorio nella Babele dell’area colorata. Chiudere sotto il primo quarto preoccupa più il pubblico che non il motore diesel di certi giocatori d’annata, avvezzi a riscaldarsi con l’avanzamento del cronometro.
Thomas prende a forare la retina avversaria con Kangur che sembra camminare sulle uova causa i dolori recenti e Slay inizia il suo lavoro da giardiniere di piante di alto fusto, sradicando palloni con energia e aggiungi la zona a effetto ritardato nella quale le maglie bianche arrivano con un benefico ritardo per lo score casalingo; le bandiere biancorosse sventolano nell’aria calda dell’oasi di Masnago e gli americani di Brindisi preferiscono abbeverarsi alla fonte parcheggiando i loro cammelli: Diawara, uomo del passato in NBA, appare trapassato dalla presenza di Kangur che lo lascia ai margini del gioco mentre l’ex trevigiano Dixon ci ricorda il triste messicano al momento di svegliarsi dalla siesta.
Si rivede Cotani, novello Enrico Toti che abbandona le stampelle per calcare il terreno e lasciare un marchio indelebile con un appoggio errato che ci fa rizzare i capelli.
L’arrivo a metà del cammino non ci rincuora, sembra che anche stasera il fiatone salirà dal basso ventre per ingolfare arterie e cuore e lasciarci basiti di fronte agli ultimi secondi di gioco. Ma stavolta i contendenti hanno titoli decisamente inferiori e appena la Dea Bendata fa calare la sua attenzione verso le percentuali di realizzazione, Varese stringe i cordoni della borsa nulla entra, neppure uno spillo mentre il buon Thomas imperterrito fa scintillare la retina sotto la Gradinata Sud.
Si crea un divario, muro difficile da scalare per le residue forza pugliesi con una panchina corta come la saggezza in un sanatorio e si punta a un finale leggero per Varese, evento raro da queste parti dagli anni post – Magnano. Le profezie del Pampa sembrano irreali e procurate dall’euforia anestetizzante, ma la partita è finita e andate in pace, gi americani di Brindisi si guardano in faccia e puntano al loro tabellino, egoisti causa la povertà della squadra.
Recalcati può rilassare e distendere le briglia, l’età avanzata dei suoi ed i malanni settimanali rallentano l’andatura in maniera intelligente. Si parcheggiano le emozioni e si estraggono colpi di classe e azioni innovative, giochi a due e passaggi in rapidità come il volo delle rondini a primavera.
Gloria anche per Mian e Antonelli negli ultimi istanti, ma più per gli applausi a Speedy Gonzales Goss, ispirato come in una notte di luna piena e la notte cala per Brindisi, lunga e senza possibilità di vederne la fine.
Varese è in gloria, sugli scudi i suoi gladiatori, uomini e magliette sono una cosa unica.

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