Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

lunedì 20 settembre 2010

Senza rete non si Pesca(ra)

Giove Pluvio si abbatte con forza un’ora prima che dalla barca scendano le fiere di Sannino per cogliere nella rete i delfini biancoazzurri, oggi con una poco avvezza divisa giallo Svezia. Manca la vittoria al Varese da un quarto di secolo fra le mura di casa, fosse che fosse la volta buona direbbe Sannino se parlasse in lingua originale, poiché le sue grida sono bene comprensibili ai suoi pupilli, rapidi e scattanti come le ultime rondini di fine estate.
Si spegne il rubinetto dell’acqua calda e la manopola di quella fredda gira rapidamente al 18° per il vantaggio abruzzese grazie ad una girata al volo di Soddimo, facendo levare al cielo le braccia biancazzurre. Ma la difesa varesina dovrebbe fare testamento prima di permettere certe azioni da Playstation perché il cross giunge facile senza contrasto ed il new – entry Zappino, che di biancoazzurro vestiva prima sul Lario (vedi Como), raccoglie nel sacco la castagna ospite. Da notare che Moreau era uscito prima, dalla porta e dal campo, per un versamento, e da li aveva preso la via dell’ospedale, per farsi visitare e prendersi forse un po’ di riposo necessario.
Da ora in avanti si guarderà solo in una metacampo come l’assalto alle Termopili, solo che di beffe non saranno necessarie per varcare il portone , bensì di forza pura in quanto lo sterile Cellini, anche solo davanti alla porta in due occasioni, incrocia gambe avversarie ostili al suo passaggio finale verso la gloria. Questo Varese ha di buono che non demorde e non scalpita in maniera nervosa, ma continua a ragionare e come robot, in automatico, la palla passa dai piedi diversi della difesa, del centrocampo e dell’attacco, senza lanci stile bombe a mano, ma con geniali o semplici tocchi. Piace la squadra ed il pubblico la incita, Corti là in mezzo fa da vigile nel traffico stoppando e ripartendo, con un lavoro oscuro che purtroppo appare agli occhi ignoranti solo nel momento dell’errore.
All’entrata di Ebagua un momento festante si ode nel cielo scuro di Masnago, come la partita della squadra di casa, fatta di momenti bui sotto porta, dove più conta la luce. Ed al pareggio pervenuto in un’azione confusa, nella quale Buzzegoli si mostra come Guglielmo Tell alla rovescia, invece di prendere la mela, incontra le gambe della pantera nera che di forza la mette alle spalle di Pinna. Al che la luce si spegne per davvero, quella del riflettore, quasi a voler sopire i desideri di vittoria di un Varese sciupone ma divertente.
E se di bagnate ci sono le polveri di Cellini, che se ne va dalla strada maestra per la direzione doccia, Frara prende i comandi della barca e nel quarto d’ora finale le occasioni per fare festa ci sono, ma il pesce abruzzese con la sua Pinna squamata ribatte i colpi nella tonnara, dimenandosi da un palo all’altro. E a Sannino non rimane che stare nella rada, aspettando qualche rete gonfia in più.

giovedì 9 settembre 2010

La ricomparsa dei fatti

Incomincia l’annata cronistico – sportiva del Pampa Berna, agile come sempre a salire i gradoni del polveroso Franco Ossola, questa volta e per tutto l’anno destinato come ai tempi che furono nel Settore Distinti Nord. Il periodo di lontananza dall’agonismo sentito, e non vissuto, spegne un poco le velleità combattive dello scrittore, ormai più appassionato alla parte sociale dello sport.
Uno stadio che si colora di biancorosso con un cielo terso ed azzurro annuncia il divertimento pallonaro, una serie B che salutai molti anni fa quando di spettacolo c’era ben poco ed il pallone veniva preso a pedate in maniera disonorevole. Adesso l’undici di Sannino mostra gioco a piè sospinto, arioso e lodevole, fatto da uomini e non da Maciste come vogliono i teorici di oggi. Che si corra quello è l’importante, ma perlomeno si mira alla porta con l’intento di varcare la frontiera fra la felicità ed il nulla.
Si parte a testa bassa e con la Carrozza sempre a tutta, mai domo e baldanzoso sulla fascia. Con lui Pisano se ne può stare sulla difensiva perché il terribile Corallo, perla di mare per questa squadra azzurra, minaccia con il suo modo furtivo il buon Moreau mentre Pesoli e soprattutto Pugliese alzano la staccionata ancor prima che il treno sia in prossimità.
Lo spavento lo avverte il capostazione Moreau su una punizione (non corporale) radente, appena superata la mezz’ora e mai sarebbe stata colpa più pesante per gli errori sottoporta di Cellini o la non voglia di tirare di Neto in un paio di occasioni, subire il passivo empolese. Ancor più l’errore in difensiva di camisa, arrivato al massimo delle sue ambizioni calcistiche, vedersi sfilare il crostaceo marino davanti al notaio francese che blocca con le sue chele il Corallo empolese.
Tanto va la gatta al lardo che ci lascia il buon Sannino, sempre agitato nella sua zona e propenso giustamente a continuare con l’undici iniziale.
Zecchin sembra un po’ sfuocato ed il cambio per la tarantola libica Tripoli gli da respiro e più velocità. La confusione sembra negativa ma permette alla mediana biancorossa di bloccare i toscani sugli argini e di buttare qualche pallone scivoloso in più nell’area.
Se non entra è perché manca un passaggio in meno oppure un Osuj c’è in più, rapido e cattivo sulle sfere e mai tanta aggressività può essere negativa, quando la voglia è quella di vincere.
La contesa si fa accesa con Neto che accelera in corsia di sorpasso ed il cambio per Ebagua gli permette di riscuotere un battimani meritato.
Questa partita non ha vissuto di sussulti continui, ma mai si è spenta e si chiude con la seconda volta consecutiva in casa con un pareggio ad occhiali, lasciandoci imbattuti e con un certo senso di sicurezza per quello che verrà.