Questa settimana, anche forse per colpa della carenza di eventi sportivi da me visionati, se si eccettua il big match politico di sabato sera fra i diavoli e le zebre, vi intratterrò con una critica artistica su un film che ha colpito il mio personalissimo interesse. L’amore per il grande schermo, le luci, i suoni soffusi od esplosivi che fuoriescono dalle casse stereo mi ha portato in una di queste nuove sale, dal fascino di plastica, con le poltrone larghe ed elefantiache, facenti mancare il contatto fisico con lo spettatore viciniore, come te sofferente, per la lotta per il bracciolo necessario ad allietare i gomiti rugosi sul legno vintage.
Una commedia fra le più classiche secondo il cliché francese, Quasi Amici, tradotta nell’italiano dalla lingua d’oec, frutto dell’incrocio non solo razziale , ma anche culturale fra un figlio delle povere colonie d’Africa ed un ricco parigino vip, intellettualmente elevato e patrimonialmente ben sistemato. Un’opera che mette sullo stesso piano, quasi in uno scambio non solo ideale, la ricchezza e l’umanità sfacciata, priva di pudori e senza peli sulla lingua; mai mostrata nei novanta minuti della pellicola il rancore per la situazione vissuta dal ricco nobile Philippe e la rabbia per l’estrema povertà del figlio del Senegal sfruttato Driss e non ossessionato dalle sue origini.
Nell’episodio del volo con il parapendio, emerge il valore dell’amicizia, superiore ad ogni differenza e totalmente disinteressata, fra quel ragazzo grande e grosso che con la sua forza permette all’intellettuale di superare ogni ostacolo della sua limitata fisicità e riceverne in cambio affetto non condizionato dal sesso come fra un uomo ed una donna.
Si dipana lungo tutto il film una sottile linea incolore ed inodore, che non fa sviluppare le diversità e le dimentica in un cassetto, senza forzare in alcun modo sul dover spiegare con l’uso della trama la difficoltà a doversi avvicinare, due mondi mai in contatto nella Francia di oggi. Oserei direi un film dove il comunismo viene praticato, lo scambio fra i valori e la sicurezza non termina in un abbraccio ma nella capacità di accettare il presente senza rimorsi, dove il denaro non compare mai, e solo lo sfarzo contorna senza troppo aver peso nella vicenda. Intoccabili i valori, ma non le menti.