Si alza la tapparella della stagione di Varese nella sua
casa gloriosa e splende il sole fuori dal vetro perché le piccoli nubi
all'orizzonte che si intravedono sono solo istantanee di un giorno piovoso.
Pronti e si parte con un leggero vantaggio esterno che è
solo un refolo ed in un minuto il panettiere inforna per il lungo Eyenga che
passa dalla foresta alla montagne per compiere uno slalom speciale visto come
si insinua a fianco dei paletti casertani che possono solo cadere per farlo
inforcare.
Ed il fresco Anosike si rimbocca i calzari romani e da
legionario esegue e cattura le pere cotte che cadono dai cristalli. Il vantaggio
rimane in cifra singola, sufficiente per una tranquillità nella lettura del tabellone
ed i gomiti che mulinano nelle zone pitturate esaltano il duo torreggiante
varesino perché Pelle non lascia nulla d’intentato e le ciliegie le va a
raccogliere come preziosi frutti.
Quando si chiude il primo quarto la lettura del segno meno
fa pensare allo scorso autunno, ma stavolta l’acqua non è ancora bollita e
seppure qualche pixel faccia apparire confuso il messaggio, ben presto i colori
biancorossi si stendono come una sfoglia leggera.
Esuberante è il modo ed il sugo lo mette il buon Maynor a
cui piace tagliare a fette sottili fornendo ai confratelli palloni facili da
trasformare in due punti.
La metà è fatta seppure qualche dubbio si stagli all’orizzonte
frutto di ricerche di quadrature del cerchio per chiuder la faccenda in fretta.
Lottare per ogni pallone, è il credo ed i ragazzi si sbucciano nella savana,
sudando ed aggiungendo un sassolino per volta nella teca.
Poi sale l’intensità ed il battito animale direbbe una nota
canzone, lo spettacolo deve andare avanti, seppure non ne risenta perché Varese
gioca con la coda tirandola e lasciandola, ed ogni qualvolta i polmoni
casertani si riempiono d’aria che li manda in over.
Le gambe si piegano ed i campani si incartano con le mani di
Sosa che vuol prendere dalla sua tasca i ricordi di quando 40 e più ne fece
anni addietro con Sassari. Il presente è assai diverso poiché i bianconeri sono
comparse che devono tenere loro malgrado il palcoscenico.
Solo qualche amnesia fa perdere la coda del coniglio dalle
mani di chi sale in giostra. Sui cavalli ci si alza come Pelle, che ferisce le
mani avversarie ad ogni scheggia che arriva nel tentativo di sporcare il
canestro. Il punteggio sale ed ardue diventano le speranze degli ospiti. Quasi il
ventello che chiude la disfida in piena esaltazione. E fra sette giorni il
derby di Milano sarà termometro.