Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

giovedì 10 gennaio 2013

Il bosco e la sorpresa


Il bosco lo attendeva, passaggio obbligato per giungere alla casa della nonna che di tanto in tanto lo aspettava per preparargli una merenda calda che spesso negli inverni freddi della Scozia lo aiutava a ritemprare la mente. Ma purtroppo, si presentava di solito a mani vuote, poiché l’accoglienza della nonna era per lui sollievo e meta da raggiungere, distogliendolo dal pensiero che un dono avrebbe ricompensato, oltre alle parole, l’affetto della nonna, sola e spessa a letto a causa della sua età ormai avanzata.
La nonna non lo sgridava mai per questa sua mancanza, ma gliene accennava sperando che il nipote capisse la lezione, ovvero che il ricordo della visita durante il cammino lo spingesse volontariamente a farne tesoro. Ma ancora la volta successiva, pur privo di un dono, andava a trovare l’anziana signora, sempre pronta e generosa nel consigliarlo. Fu così che nella visita seguente un episodio speciale lo vide coinvolto; in una giornata molto fredda e salutata dalla neve che scendeva lentamente, addentrandosi nel bosco, inciampò su di un sasso nascosto dalla coltre bianca.
Nulla di grave era accaduto, ma nel rialzarsi una voce lontana e fioca, quasi come un sibilo, lo avvertiva: “La nonna è morta”. Il ragazzo non badò al messaggio, poiché gli parve più come un pensiero che talvolta aveva e proseguì il cammino in maniera tranquilla. Ma ancora cadde ed anche stavolta in maniera accidentale e la voce si rifece sentire, con lo stesso messaggio.
Allora, con una punta di scoramento, prese a cercare l’origine di quella voce misteriosa, seppure la ricerca paresse assurda, poiché la selva era spesso deserta e raramente aveva incontrato qualcuno in passato durante il cammino. E fu così che, quasi carponi, andò in cerca, più di un qualcosa che di una persona, quasi guidato dal pensiero della Nonna, vero riferimento per lui che della voce stessa. E sotto un cumulo di foglie, rimaste stranamente asciutte, trovò un riccio di castagno. La cosa era alquanto strana, l’inverno era ormai iniziato da parecchie settimane, eppure quel riccio si era conservato.
La Nonna, quando la salute l’accompagnava, era solita raccoglierne in buona quantità e poi, assieme al nipote, si divertiva a sgusciarli per preparare caldarroste da mangiare davanti al camino. I ricci però a volte si rivelavano dolorosi per la povera anziana perché le spine si conficcavano facilmente nella pelle debole; tuttavia ciò non era di ostacolo al suo compito, che per lei continuava a essere dimostrazione di affetto verso il nipote.
Fu così allora che egli stesso raccolse quel riccio solitario e volle portarlo con sé, quasi a protezione del messaggio lugubre che aveva ascoltato, con la speranza che la voce appunto fosse solo frutto della sua immaginazione.
Giunto sulla soglia, badò di pulirsi le scarpe, in rispetto alla nonna e bussò, non prima di percepire la mente attraversata da mille sensazioni. La porta si aprì, e il volto del giovane si fece sereno e inebetito allo stesso tempo, forse per la sorpresa forse per il gelo e non salutò la signora che gli era apparsa di fronte. “Cosa porti fra le mani Davide?”, esclamò la Nonna. “Ho trovato questo nel bosco” rispose. “Non lo hai trovato, lo hai portato per condividerlo, a volte non sappiamo riconoscere le nostre azioni e la paura di mostrarci come realmente siamo ci porta a cambiare le parole per evitare l’ignoto. Aprilo, quello dentro è l’Amore, per provarlo bisogna avere il coraggio di rischiare di pungersi”.