Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

mercoledì 7 luglio 2010

Si sale sugli alberi

Per la serie la storia si ripete, chi c’era allora, parlo di quando il Varese bloccò l’armata grigio rossa in quel di Masnago, tarpando le ali e riempiendole metaforicamente di cera a Vialli e compagni , allora capitano di una squadra che si trovò a vedere andare in fumo la promozione diretta in A da una compagine che nulla, in barba alle combine, aveva da chiedere all’ora finale di campionato. Ed a gioire furono i catanesi che nei play off disputati a Roma strapparono il biglietto di andata ( e poi fu un ritorno immediato) per la serie maggiore. Il Vostro cronista era li, sugli spalti assieme al padre, a vedere come di consuetudine l’ultima sfida di ogni campionato che il Varese disputava e fu partita vera, rabbiosa, nervosa ma giocata con classe da un gruppo di atleti che non rivedemmo più di tale spessore in quel della città giardino.
Dopo un po’ di anni e di retrocessioni e non solo (vedi alla voce fallimenti), la storia ritrova quel cammino, ma stavolta la sfida all’ultimo sangue vale per la gloria per entrambe, con gli uomini di Sannino con la bava alla bocca per una partita che può significare il grande salto per la loro carriera. Qualcuno penserà che ci sono troppo epiche sfide già nella vita normale, ma qui su un campo di calcio , di erba verde come non mai, qualcuno cerca di volare oltre l’ostacolo.
Schemi che non esistono per una squadra che quest’anno in casa ha fatto vedere i sorci verdi a tutti, segnando e divertendo, conoscendo bene l’area avversaria e poco la mediana difensiva. Il Mister varesino si affida all’estro di Zecchin ed alle volate furiose di Carrozza, libero di svariare in qualunque direzione ed i primi minuti sono un continuo battere di angoli con la Zecca malefica pronta a pungere , spingendo palloni diabolici nella difesa cremonese, apparsa lenta a chiudere quando qualche biancorossa cerca di infilarsi nella pelle. I tiri verso l’estremo ospite sono però rari, maggiore sono gli spaventi quando il nulla sembra preludere e Buzzegoli prova la carabina su un batti e ribatti dal limite dell’area. Dietro Preite soffre a rincorrere le ali grigio rosse ed il suo petto forzuto poco può contro i centometristi scesi dal Torrazzo. Sannino appare dunque sicuro delle sue scelte e mai chiede di ripiegare, non fosse perché la mancanza di Armenise costringe Pisano ad essere pendolo per metà, mancando la lunghezza della corda per coprire il campo nella sua interezza.
Il riposo serve per interrompere le sparate a vuoto e riorganizzare le truppe in quello che sarà l’assalto finale, quando i panzer biancorossi alzandosi dalla panchina renderanno più spregiudicata l’armata, tanto che l’ingresso di Del Sante sembra il possibile preludio alla camminata finale verso il Monte Golgota, con le spine conficcate di un gol necessario ed indispensabile. La storia però non si ripete stavolta e colui che fu l’uomo più in difficoltà nella stagione non si pulirà l’onta di un’annata infelice, ma aumenterà i rimpianti dell’assenza della pantera Ebagua, ahimè incastratosi nei giochi pericolosi delle provocazioni argentine. Il direttore d’orchestra Daniele Buzzegoli seppellisce il catenaccio cremonese con una fiondata dai 25 metri facendo ribollire il Franco Ossola, sciogliendo il torrone in un acido terribile per le speranze ospiti, e con un colpo di teatro, dalla buca del suggeritore la scena finale ha del tragico, quando Carrozza non demorde su una palla persa e va a farsi agganciare dal guardiano della porta ospite mentre cerca di deporre la refurtiva. Rigore è per i cuori in fiamme di entrambe le fazioni, se Amleto avesse il teschio fra le mani non saprebbe se gioire o piangere poiché questi minuti passano imperturbabili solo per le statistiche. L’eroe sale sul palco per il colpo finale, sapendo che la stecca sta nella battuta e nessun suggeritore saprebbe dare l’input essenziale. Così il nostro Buzzegoli sceglie la botta secca che alza al vento un vento fresco che sa di Serie Cadetta. La Festa può iniziare, il loggione applaude la scena finale.