Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

venerdì 22 ottobre 2010

Castagne a fuoco lento

Si riparte da dove si era terminato: Pesaro chiude un’era e la riapre per Varese, tante cose nuove a partire dalla società e alla sua forma e ai suoi visi, sempre più pallidi visto il regolamento schizofrenico.
Il ritorno di Slay dopo un’estate da Romeo e Giulietta è poco gradito dalle piccole stazze marchigiane che sono spazzate via dalle forme largheggianti dell’uomo del Tennessee.
L’inizio è però per Goss, topolino che rinnova la cabina di regia dopo il biennio del Professore, e ci lascia con un Phil di voce per i primi cinque punti dell’anno e della sua serata alla Scala del Basket. L’arciere Thomas difetta in precisione; come se il fiato greve di Pillastrini mancante sul suo collo lo facesse sentire orfano all’asilo.
Non sembra mancare nulla alla serata perché l’orchestra suona subito la mazurka che spiazza gli uomini di Dalmonte (da saloon il suo completo), rimasti al tavolo senza riuscire a sedurre il canestro. Almond decide di alzarsi da solo, una signora sarà sicuramente di passaggio perché con la sua marcatura Recalcati sembra non azzeccare il compagno ideale, prima il vecchio (Galanda), poi la lepre (Thomas) infine il gigante buono (Fajardo). E così Pesaro, seppure sotto nel punteggio, si trascina lentamente nella rincorsa del treno biancorosso mentre assistiamo ai contropiedi di Slay, rapido diretto al canestro senza fermate intermedie e ai furti da ragazzo della gang di Goss, che con entrambe le mani sottrae il portafoglio (ah no scusate la boccia) al suo dirimpettaio Collins.
Alla pausa siamo sopra di sette, per una volta la memoria difetta nei ricordi di un tale vantaggio in un match conto un’avversaria degna di tal nome. E per confermare la tesi, Varese ritiene corretto smentire il cronista dopo la pausa subendo i ripetuti colpi diretti di Almond, resuscitando il pugile pesarese dal knock – out.
I mali del passato tornano a galla, le vecchie cicatrici creano dolore quando cambia il tempo, e l’umidità entra nel corpo, perché la difesa varesina fa acqua da tutte le parti e le gambe non rispondono neanche quando ci si mette a zona. Il cucciolo Collins spara facile in zona frontale e porta Pesaro fino al + 11, appena i guerrieri lombardi cominciano a lanciare frecce da una faretra fin lì bagnata, colpendo la mela di Guglielmo Tell.
L’ultimo quarto è una sfida all’Ok Corral, gli arbitri sentono l’affanno che finisce talvolta nel fischietto senza controllo e certi minuetti vengono avvertiti come ancate da balera. La rincorsa si fa ardua, piuttosto che mollare la presa si va per le terre a cercare ogni possibile chicco lasciato dai pesaresi e lo si trasforma in raccolta, cioè in punti.
Il Dio Crono percorre il suo tragitto lungo l’arco del tempo a passi lenti e le sue orme sono ripetute dai varesini con solerzia, riprendendone il percorso dei primi due quarti. Recalcati ci capisce di questo basket ed i suoi dioscuri gli danno ragione pubblicamente, oggi un tipo come Fajardo sembra un matador applaudito dalle folle e poi Slay appare alla porta suonando il campanello. L’anno scorso alla prima suonò la sinfonia da solista, quest’anno è un musicista di prima fila, a Varese si alzano le braccia, per una sera siamo capolisti, che siete venuti a fare…..


Nessun commento: