Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

martedì 9 febbraio 2010

Ed alla fine il 12° mi tradì

Qual buon (Bene)vento sale dalle prealpi e chiede di non prostrarsi ai piedi dei guerriglieri di Sannino, rientrato al suo posto dietro le linee della zona di competenza dopo l’ennesima squalifica. Mister Camplone, ex del Pescara di Serie A sul finire degli anni ottanta diretto dal buon poeta Galeone, a dispetto del suo mentore, schiera i giallorossi campani in maniera molto ordinata, senza alcuna retorica e con molto fervore nel colpire le caviglie biancorosse. La partita non si fa cattiva a sporca, come le maglie dei varesini che per non perdere troppi palloni offrono le terga al campo fangoso già dall’inizio.
Atmosfera di alta classifica e di categoria superiore, direbbe il buon Ezio Luzzi, con numerosi tifosi ospiti in tribuna d’onore ed altri fuori dai cancelli, nonostante la trasferta fosse loro vietata. Ma nulla succede perché il Gruppo Comodo solleva il bandierone magico a coprire un settore della tribuna centrale, che profuma di anni passati gloriosamente e che si vorrebbero rivivere ben presto al Franco Ossola di Masnago.
Si parte alla carica come al solito, la davanti un trio nuovo per la platea con la macarena ballata da Neto Pereira, una carriera passata su campi di estrema periferia, ma segnata da annate fervide di segnature. Carrozza ed Aloe lo assistono sulle ali cercando di fornire traiettorie valide per la sua testa, con il giovane Buzzegoli pronto ad inserirsi da dietro su palloni vaganti come farà in un paio di occasioni nel primo tempo, sprecando malamente il succo della spremuta. I campani non si chiudono e non si offrono come vittima, ma in questo modo avvantaggiano il Varese che con palleggi eleganti si muove su e giù per il campo; in mezzo Dos Santos sembra Muller, non lo yoghurt e quindi tutt’altro che cremoso, ma come il vino, frizzante e con bolle, pardon balle messe in gioco appena stappi la bottiglia. Il primo tempo è piacevole e la difesa varesina mostra i suoi attuali limiti, frettolosa nei rilanci e mielosa appena il Benevento gioca palloni sporchi nel mezzo dell’area. SARA’ il secondo tempo a farci drizzare i capelli, per chi li ha, con Moreau che cerca di accogliere fra le sue braccia il gabbiano bianco, che con un battito improvviso va a gonfiare la rete e li terminare il volo radente sul tiro del difensore ospite De Liguori. La sua gioia non manda i varesini all’inferno, ma li accende come i galli nel pollaio appena la gallina canta. E Sannino è colui che canta e grida alla battaglia, sempre marcato ad uomo dalla giacchetta arbitrale, come una Sofia Loren appena ventenne.
Le avventure di Gulliver Del Sante iniziano appena subito dopo il gol subito ed i palloni fra i suoi piedi si trasformano in golose occasioni di viaggi verso la rete, ammarando però sulla curva del velodromo.
Ulisse viaggiò per anni prima di arrivare nella sua Itaca, così Neto decide di firmare il primo goal in una categoria che si comincia a pensare fosse sorda ai suoi richiami, e sul corner ennesimo, la mischia si accende su un pallone leggero ed il suo tuffo coraggioso lo porta agli altari della cronaca. Lo spavento scema a questo punto ed accecati dalla rabbia, il Varese si getta ancora in avanti, anima Bianca e cuore Rosso; le manfrine degne della Bombonera diventano minuetti che i giocatori campani praticano con esperienza, sempre più sacchi svuotati di ogni energia, bucati nell’orgoglio dalla rete subita quasi casualmente e per oggi può bastare così. Davvero il Vangelo mai poté essere indovinato nella scelta dei numeri…

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