Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

venerdì 14 gennaio 2011

Porte da varcare

Freddo e umidità ci accolgono sotto il Po nella prima dell’anno nuovo, per confermarsi oltre la classifica che i soloni decrittavano nel caldo di agosto. Qualcosa manca nell’undici di Sannino, pedine e uomini, perché Neto e Zecchin si possono regalare nei fustini del detersivo, non in una partita tesa come quella contro gli emiliani, affamati di punti come nella guerra dei forni nell’antica Parigi.
Il trio piacentino, Guzman – Cacia – Graffiedi, mette paura alla difesa biancorossa, ma dietro gli uomini di Madonna propongono vuoti meglio di uno scolapasta. Nadarevic non è esule nemmeno nella formazione varesina e punta il sette ospite con forza e nervi, alternandosi a un Carrozza fresco rientrato da un infortunio e poco incline a passarla, memore di serpentine che oggi appaiono più prevedibili.
Così il tempo trascorre nell’attesa di una nostra marcatura e sugli spalti si rimane ben fiduciosi sennonché un paio di dimenticanze nelle retrovie varesine appaiono sordi campanelli d’allarme.
Ci vuole una sospensione furtiva per dei problemi nel settore misto, frutto d’incapacità organizzative e codardia nel decidere. L’arbitro sospende la contesa per qualche minuto, dando motivo di maggior tensione e forse la paura aumenta la carica dei tristi piacentini, timorosi di svegliare l’orso varesino, uscito dal letargo della pausa con un po’ di bava in meno.
Ecco che parte Guzman sulla sinistra alla ripresa e Pesoli ci sorprende con la prima mancanza della stagione e sul traversone che ne consegue Cacia, più adatto a palcoscenici regali, appoggia in estirada sotto la traversa e Zappino nulla può, se non protestare per qualcosa che non si capisce.
Salgono i borbottii sugli spalti marcati Varese, la sorpresa è grossa perché si vede smarrito il gioco illuminante che ci ha accompagnati fino a dicembre; Ebagua è ancora sotto le coperte e allora un buon cross per la pulce Tripoli diventa oro luccicante. Il fischietto ferma l’azione per un abbattimento furbesco o forse errato e sale l’attesa, si vede il meritato pareggio ma si teme per la tensione del tiratore, Capitan Buzzegoli, giocatore e uomo boa su cui ricadono i giudizi contrastanti del popolo.
Essere o non essere, questo è il dilemma e un pallone da calciare verso gli undici metri costituisce il viatico per la buona uscita. Gli astri sono favorevoli e vedere Cassani superato da una botta secca e tesa fa levare in alto le braccia di noi tifosi mentre altri arti sommergono il capitano in quello che sarà la sua ultima segnatura.
Sannino non pensa a rilassare la sua ugola e fuori dalla panchina disegna geometrie nell’area tecnica, che i suoi allievi paiono male interpretare in quest’arena infreddolita.
Giunge la pausa a sciogliere le menti obnubilate dagli scontri e dal gol di Buzzegoli, che pare messaggio in codice per qualcuno.
E quando si ricomincia la sortita, il buon capitano lascia il destino in mano ai suoi compagni, improperi generici scendono dalle tribune mentre il povero Sannino si apprestava alla staffetta del sabato. Frara entrerà di lì a poco, per disegnare con il compasso passaggi calibrati e atti a non offendere mentre in avanti Ebagua partecipava al sabato del villaggio standosene seduto fuori dalla porta di casa.
Carrozza metteva il motore a due cilindri e il bosniaco fresco di nomina prendeva a spallate gli avversari. Si arrivava al limite del fiume e il nulla di più pareva accomodare anche i padroni di casa, dopo che in alcune occasioni Zappino fresco sposo non porgeva il cuscino con gli anelli.
Quando Armenise era spedito in campo, la beffa si faceva reale; un corner strano finiva il Varese, mandando la difesa in barca e sull’ascensore saliva Anaclerio, portando salva la scialuppa piacentina. Male era iniziato il giorno e peggio finì, con la tragicommedia senza eroi positivi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quando l’ amore vi chiama seguitelo
anche se le sue vie sono ardue e ripide
e quando le sue ali vi avvolgeranno, abbandonatevi a lui
anche se la sua lama, celata fra le sue penne, vi può ferire
e quando vi parla, credetegli
anche se la sua voce può mandare in frantumi i vostri sogni
come il vento del nord devasta il vostro giardino
poiché come l’ amore vi incorona, così vi crocifigge
e come vi matura, così vi poterà
e come ascende alla vostra cima e accarezza i rami più teneri
che fremono al cospetto del Sole
così scenderà alle vostre radici, le scuoterà
dove si aggrappano con più forza alla terra
Come covoni di grano vi accoglierà in sé
vi batterà finchè non sarete spogli
vi passerà al setaccio per liberarvi della pula
vi macinerà fino all’ estrema bianchezza
vi impasterà finchè non siate cedevoli alle mani
e vi consegnerà al suo sacro fuoco
per diventare il sacro pane nei conviti dell’ Eccelso
In voi tutto questo l’ amore compirà
affinchè capiate i segreti del vostro cuore
e in quella conoscenza possiate divenire frammenti del cuore della vita
ma se avrete timore e ricercherete soltanto la pace e il piacere dell’ amore
allora sarebbe meglio che copriste la vostre nudità e oltrepassaste l’ aia dell’ amore
nel mondo senza stagioni dove potrete ridere
ma non tutto il vostro riso
e piangere, ma non tutte le vostre lacrime
L’ amore non dona che sé stesso
e nulla prende se non da sé stesso
l’ amore non possiede, né vuole essere posseduto
poichè l’ amore basta all’ amore.
Quando amate non dovreste dire “Ho Dio nel cuore”
ma piuttosto “Io sono nel cuore di Dio”
E non crediate di indirizzare il cammino dell’ amore
poiché sarà l’ amore, se vi riterrà degni, a condurvi.
L’ amore non desidera che il proprio compimento
Ma se amate e ardete di desideri, siano questi i vostri desideri:
Sciogliersi e farsi simili a un ruscello che scorre e intoni alla notte la sua melodia
conoscere la pena della troppa tenerezza
essere feriti dal vostro intendere l’ amore
e sanguinare volentieri e con gioia
svegliarsi all’ alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d’ amore
riposare nell’ ora del meriggio e meditare sull’ estasi d’ amore
rientrare a casa la sera colmi di gratitudine
e addormentarsi con una preghiera sull’amato nel cuore
e un canto di lode sulle labbra.