Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

giovedì 20 gennaio 2011

La difesa della riserva indiana

Colpire e stupire: questo è il messagio che il Capo Sioux Sannino consegna ai suoi pellerossa (e bianca) prima della sfida storica. I granata sono in serie positiva da dici turni mentre il Varese ha appena interrotto la sua striscia nell'infausta discesa sotto il Po in quel di Piacenza.
Tornano Zecchin e Neto, uomini necessari per respingere gli invasori oltre la riserva di Masnago, imbattuta da più di due anni, record europeo dei campionati professionistici. Novità ulteriori non ve ne sono e non sono necessari, perchè il mecccanismo è oliato e la catapulta offensiva funziona con l'asse brasiliano - nigeriano Neto - Ebagua, la cui intesa vincerebbe ogni gara a Stranamore.
Poi si scende nell'arena e le carte da giocare paiono truccate, con un Torino da alta quota e pronto a mangiarsi la pecorella biancorossa; aggrapparsi al pelo permette di azzannare con facilità e calm l'animaletto, indifeso e timoroso di fronte ai titolati granata. Coraggio invece non difetta ai piccoli indiani e Zappino sbarra l'ingresso a Sgrigna con un tuffo alla sua sinistra, portando con sè gli applausi di una Masnago tutta esaurita (8000 son tanti di questi tempi).
Ancora si prolunga l'attesa per il primo tiro verso l'estremo ospite ed il più piccolo Corti appoggia di testa fra le braccia di Bassi perchè possa accogliere la sfera. Dovrà poi vedere i sorci verdi sul tiro deviato di Frara e la velocità rallentata lo salverà dalla capitolazione, indi per cui i minuti finali sembrano quelli in cui la gallina cova le sue fatiche.
Zecchin trattiene il pallone a mò di giocata rugbistica e l'accorrente Frara spara secco e preciso aprendo la difesa ospite per l'esplosione dei biancorossi. Colpire la bestia con un dardo quando il recinto  è aperto, significa lasciarlo rantolare e prolungare l'agonia. Il veterinario Lerda cerca di lenire nello spogliatoio la ferita, ma dopo la mediazione l'animale pare narcotizzato e Dos Santos, abituato nella foresta amazzonica a rincorrere bestie ben più feroci, raddoppia il dardo mefistofelico con una cornata sul primo palo.
Ancora il piccolo Zecchin è stato il geometra preciso che con filo a piombo indirizza un cross pulito in un'area desertifcata.
Il raddoppio apre un'altra partita, i valori delle figurine Liebig non hanno alcun senso; le fasce diventano terreno di conquista per Carrozza, abile a saltare i paletti granata nelle sue discese mentre Zecchin apre il centrocampo come il coltello nel tacchino di Natale. Il Toro si sgonfia in un amen e Bianchi rantola nell'avamposto, ergendosi sul carroarmato senza colpo ferire.
Arriva poi l'espulsione del Mister Sannino, focoso come sempre ed in difesa dei suoi ragazzi, figli aggiunti da offendere e difendere. Da sopra la tettoia continua ad agitarsi, indicare e cambiare le carte in tavola; Concas debutta per uno stanco neto e in un paio di contropiedi trasforma in oro un traversone effiemero di Carrozza.
E sono tre, disse Martellini in una sera di luglio; la notte è calata per il glorioso Torino sul terreno di Masnago e ciò che segue è passerella per i biancorossi. In alto le mani, scavati la fossa vecchio cuore granata, il giovane pistolero ha vinto.

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