Correre sul filo del rasoio con un coltello che t’insegue, che ha i colori biancoblù e il cui manico è nelle mani di Trincheri, coach della nouvelle vague, filosofico come fu Valerio Bianchini, preparatore molto più di allenatore, che usava le parole per prendere rimbalzi e la lingua felpata per rubare palloni, molti di più di quelli che avrebbero potuto sottrarne i suoi scagnozzi in pantaloncini.
Recalcati si siede su una panchina che è calda per la serie negativa, fatta di sconfitte a bruciapelo e di cerotti che accarezzano la pelle dei suoi giocatori, legandoli alla panchina senza dare contributo.
Così il derby sembra ancora di salvezza, una partita che serve a esaltare i vecchi leoni, dalla barba folta da cui scende bava. Galanda lo dimostra subito con un paio di canestri a cui Micov, nome farmaceutico, risponde con perizia e la partita comincia a correre, anzi scorre più sangue che punti perché ogni gomitata vale più di un canestro e nulla si deve centellinare su quest’altare. Goss pare ispirato dalla luna invernale, che appare da dietro la foschia e si mostra nel suo bianco splendore.
Le sue azioni contribuiscono a far ritrovare un sorriso perduto sugli spalti, dopo prestazioni prive di verve e quando si alza il naufrago Thomas, in ginocchio è il caso di dirlo, è lampante come contino le motivazioni, serie e fortificate dalla tensione.
E un paio di canestri con tiri in avvicinamento dimostrano che anche il minimo sindacale oggi è prezioso, quanto mai per azzannare i canturini e fargli sentire il fiato pesante sul collo.
Con Slay che appare un bel rimorchio per Marconato, il quale preferisce transitare a distanza di sicurezza onde non subire il colpo d’ali dell’uomo del Tennessee. A furia di accelerate e frenate, la disfida rimane al casello, per ripartire dopo la sosta e allora a piazzare un balzo oltre l’ostacolo ci vuole Goss in versione folletto, la cui fiaba si manifesta con il tiro della speranza da oltre meta campo allo scadere.
I biancorossi corrono nello spogliatoio lasciando esterrefatti i brianzoli, inconsapevoli di ciò che lo sovvertirà a posteriori. Il terzo quarto, quello temuto dalle schiene e dalle ginocchia varesine, tiene unite le due squadre; triple prealpine squarciano la zona di Trincheri mentre Micov e Leunen paiono extraterrestri planati su Masnago. Orbene, l’ultima pausa fa dilatare i gomiti degli uomini di Charlie e i corpi varesini paiono di gomma, piegati in difesa a rubare palloni e scattanti in attacco per giochi a due altamente provocanti.
Slay pare al parco giochi, dove senza la sua presenza non si ha possibilità di aggrapparsi ai tabelloni e la cattiva e con chi prova a opporsi per ristabilire i diritti. Dall’altro lato del campo Goss si violenta fisicamente con tiri fuori controllo e serpentine lontane dalle manone canturine; il suo score segnerà 26 punti totali e un mare di furti non punibili perché depenalizzati, lo eleggeranno uomo partita, salvando la squadra dalle secche invernali.
In più il divario si fa ampio, gioia e goduria per il proprio pubblico ultimamente rimasto scioccato dagli ultimi minuti e così possono sventolare le bandiere biancorosse. Ci si spella le mani per l’uscita dal campo del folletto nero e Slay ci fa accapponare la pelle, da vero capopopolo quando provoca e deride Leunen fin davanti al tunnel a fine gara.
A pranzo si sta a gambe larghe, il piatto sarà succulento. A presto!!
A pranzo si sta a gambe larghe, il piatto sarà succulento. A presto!!
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