Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

mercoledì 13 gennaio 2010

La fattoria degli animali

In un derby privo di ostilità sugli spalti, i lariani ed i varesini affondano i colpi su un terreno infame causa le lacrime di Giove Pluvio scese fino a poche ore prima del match e nella foresta del centrocampo si scontrano i tacchini azzurri contro le pantere bianche di Mister Sannino, rimasto in giacca fin dall’inizio sfidando i rigori invernali e sfogando il calor bianco che tiene nel suo corpo da marine. I biancorossi subito all’attacco presi dall’ormai noto vortice casalingo ed all’inseguimento del decimo successo consecutivo che costituirebbe record assoluto per ogni campionato professionistico italiano. I minuto scorrono lenti e le azioni si svolgono in maniera apparentemente scolastica con passaggi da una fascia all’altra del campo , intenti a scardinare la porta (basculante) comasca, alle prese con cambi di giocatori nel ritiro invernale di Roma, fatto di fughe improvvise da parte di elementi essenziali e con l’arrivo di possibili crack per riordinare una classifica molto deficitaria.
Nel fango di Masnago le lepri varesine Tripoli ed Armenise rendono le corsie un sottobosco florido di cross per la testa della tartaruga Momentè, rapido come la testuggine e per il cobra Del Sante, non più velenoso come nella stagione passata ed obbligato a sostituire la pantera nera Ebagua, fermo nelle stalle causa una stupida espulsione subita nell’ultima sfida casalinga contro il Lecco. Al 26° il Varese passa con un’azione da lotta nel fango, il pallone si blocca in mezzo all’area e Del Sante lo scucchiaia alle spalle dell’estremo difensore lariano., levando l’acqua dal palo e poi dalla rete ospite. Sembra che il Varese sia stato padrone del campo, ma va ricordato che le due grosse occasioni da rete sono state precedentemente sventate da Moreau, gatto rientrato a tempo di record dopo l’operazione al menisco di fine dicembre e da camaleonte Bernardini, immolatosi sull’altare pagano.
Così la paura non fa 90° per ora ma solo 45 perché il Como sembra poca roba dietro, ma quando mostra gli aculei, risulta fastidioso sotto porta con palloni vaganti che i giovani fanno fatica a gestire. E dal tunnel stile anni 70 del Franco Ossola escono ancora più deboli i biancorossi che cercano di creare la savana nella quale far perdere il pallone e ritardarne il rinvio verso la propria area e per molto tempo le formichine del centrocampo si azzannano per un pezzo di pallone , ops di pane, fino a quando a metà della seconda frazione i comaschi aumentano la pressione e sui calci d’angolo il freddo è dato dal sudore che scende dalle fronti del pubblico varesino mentre i mediocri lariani sembrano le fiere più imbelvite del Colosseo. E meno male che i comaschi rimangono verso l’80° in dieci causa un infortunio muscolare ed avendo già provveduto alle regolamentari sostituzioni, la pressione sembra alleviarsi se non che ci si mette pure Del Sante a prolungare l’agonia grazie a due errori clamorosi, mangiandosi due gol di fronte al guardiano del faro mentre Tripoli lenisce la sbarra superiore con un piattone da fuori area.
E quando in pieno recupero Pisano tocca con il braccio un pallone non del tutto innocuo, l’arbitro si trasforma in topolino e si rifugia nel buco del fischio finale lasciando il formaggio molle ma dolce della vittoria al Varese che stabilisce l’impresa mai così tanto agognata. Per questa volta poco biancorosso e tanta fortuna, questione di gambe, diceva quella canzone famosa….

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