Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

giovedì 17 dicembre 2009

L'ora del desinare

L’ora del desinare

Quando i cristiani si avvicinano al tavolo per pranzare, due squadre blasonate, cercando di ripercorre i fasti di un bel tempo che fu, si affrontano nell’arena di Masnago per la prima non della Scala, ma del massimo campionato di basket 2009-10 , aprendo la giornata delle spezzatino cestistico (che orribile) italiano. La neopromossa Varese (terribile parola ma sappiamo di chi furono le colpe) accoglie fra le calde braccia del suo meraviglioso pubblico l’alter ego del carro armato bancario Siena, ovvero Milano targata Armani; uno scontro subito difficile per il gruppo biancorosso delle prealpi, ma tant’è che bisogna affrontarle tutte prima o poi e solo il Destino dirà se il calendario fu tanto saggio od ostico.
Qualche piccolo vuoto sulle spalti in gradinata e nel parterre ma la curva è già piena e tradisce un poco l’entusiasmo per il ritorno nel basket che conta, poiché alla palla a due i gradi calorici sono ancora a livello di sopportazione.
L’asse colored Childress – Slay disegna geometrie in linea retta per facili pick and roll davanti ai bestioni lituani dell’Armani in sciopero bianco nella loro area e Varese mette avanti facilmente la testa ed anche le corna, sembrando un toro inferocito per le ferite causate dai picadores infilatisi nel tronco nella stagione disastrata della retrocessione.
Coach Bucchi ammira dunque i suoi come su una passerella, avanti e indietro senz’anima ma belli a vedersi impettiti nella loro divisa (solo per i varesini pero’..) ed il pubblico , svegliatosi di buon mattino, comincia a sorseggiare l’aperitivo di quello che sarà un pranzo di gala servito con guanti bianchi. Mentre la partita scorre , si arriva fino al più 10 per poi vedere il vantaggio ridursi fino allo scarto di un semplice canestro alla sirena del primo quarto con l’ala –centro del Tennessee (stato dove si producono anche altre cose buone) Slay già in doppia cifra mentre Galanda comincia a pagare dazio nell’agone come di fronte a Catilina il Censore. La panchina lunga di Milano permette ai vice campioni di rimanere incollati di misura, prendendo talvolta fiato, che invece fa suonare i pifferai prealpini, alzando al cielo note ritmate Slay – Morandais – Thomas.
Al suonar della campanella di metà giornata siamo allo scarti di soli 4 punti, un sorbetto ancora digeribile per l’Olimpia vista la fatica espressa nel gioco. Ma alla ripresa i milanesi non sono più impanati ed senza disegnare un Picasso passano a condurre facilmente a metà del terzo con Pillastrini che fa rischiarare le menti di Galanda e soci per quello che sarà la sonata decisiva. Un Passera non più uccello solitario e ben integrato in coppia con Randy permette a Varese di tornare sopra nel punteggio, grazie sempre ad uno Slay che percorre le highways meneghine in carrozza, diventando già mattacchione ed idolo della curva.
Nell’ultimo quarto Galanda va a sedersi per sempre e mentre la paura ed i soliti fantasmi si assiepano nel parterre, le dieci stelle varesine rischiarano il cielo e lasciano striscie nel cielo che solo le punture di Finlloy possono annebbiare. Finisce con la resa nell’arena di Milano, impotente di fronte ai giochi collettivi di Varese ed un piu’ sette che ora non dice nulla ma a maggio magari…….e ricordando che negli ultimi 12 confronti solo una volta il cielo ha sorriso a Varese (sappiamo chi fu l’artefice di cotanta gioia), è ora di sedersi a tavola, qualcuno pero’ (vedi alla voce Slay) ha già pranzato lautamente…..

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