Due cubetti di ghiaccio

Da questa settimana fino al limitare delle sue forze la voce della Pampa disporrà di una rubrica fissa nella quale con ironia ed un po’ di pepe commenterà le prestazioni sportive delle compagini varesine. Il titolo nasce dalla fervida fantasia del gaucho che, al calar della sera, è solito metter del ghiaccio in un bicchiere e gustarsi un tonico ed analizzare con sagacia le prestazioni sportive delle squadre prealpine. Il nome potrebbe far pensare ad articoli di facile lettura, in realtà il ghiaccio sciogliendosi nel tonico e cambiando lo stato , diventa di difficile separazione visiva rispetto alla sostanza iniziale…..

lunedì 9 gennaio 2012

Porto senza Faro

Solitari in trasferta verso la patria del calcio italiano, in quel di Genova dove nel 1800 e pico fu creato il Genoa Cricket Club, mentre i colori blucerchiati videro la luce nel secondo dopoguerra grazie ad una parola tanto cara al mondo moderno, fusione e non nucleare per fortuna, ma sempre incline ad essere poco allegra perché fa perdere i valori originari mischiandoli nel mare magnum delle idee.
Così il Varese del costruttore Rosati, ben conoscitore di questo porto non delle nebbie ma degli affari, porta i suoi uomini, ancora un poco sperduti, ad affrontare una nobile decaduta che tenta faticosamente di risalire i perigli della classifica e sebbene il cambio in panca non abbia portato sconfitte, ancor non si vede grinta nei garretti sampdoriani.
E si dimostra così per almeno un tempo classico, quelle delle mele da cogliere che prima Neto e poi Nadarevic lascian cadere senza coglierne al volo l’opportunità. Gli opposti, ostici quanto basta nella loro difesa, paiono spaventati dalla muraglia umana delle due curve a loro care, propense a fischiare e non ad incitare, lasciandoci amaro in bocca perché quella folla non sia attenta a stimolare quanto ad appesantire il clima.
Tali occasioni ci amareggiano perché pensando alla seconda frazione temiamo di essere spazzati via dall’iceberg , rimasto in quei minuti sott’acqua per alleggerirci il peso del viaggio, seppure il caldo vento ligure ci abbia accolti fra le sue braccia, e quasi portando sabbia nei nostri occhi, per lasciarci risvegliare poco prima delle cinque, in tempo per leggere un risultato negativo sul tabellone.
Aspettiamo allora intrepidi ciò che verrà, sicuri che i vani attacchi biancorossi verranno respinti e in un sol boccone la marea blucerchiata ci risvegli dal sogno di trent’anni fa, quando in analoga partita gli uomini dell’allora Colantuoni furono stregati dalla nebbia e da qualcosa che non fu mai chiaro ai vertici arbitrali. Scorrono i minuti sul cronometro, e non sembra interessare che passino veloci, semmai sembra che il piacere possa finire fra poco e per cui ogni folata offensiva pare un pugnale estratto per colpire la nostra carogna facendoci gridare alla luna. Un poco la voglia blucerchiata sembra sopita, ma da notare come il centrocampo prealpino alzi le barriere come le palizzate a difesa dei bagnanti in riva nella notte di luna piena e sanguigni Corti e Terlizzi chiudono con differente maestria, lasciando nel fossato i Bertani e i Palombo, pigmei di fronte alla classe operaia che va in Paradiso.
Allora il richiamo della foresta fa destare la voce di Maran, lucido e cosciente che nulla va fermato e ciò che si crea vale per novanta minuti, così i suoi cambi sembrano colpi di bacchetta portentosi ed onesti, non mago quanto caparbio stratega che accerchiando gli imbelli genovesi, fa sembrare una piroetta di Carrozza ed un soffice colpo di Damonte poesia per un qualcosa che rimarrà nella storia calcistica di Varese. Notte.

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