Ritmo e melodia si sovrappongono sul terreno pressoché perfetto di Masnago, giusto per dei passi di danze sudamericane, tango y samba a seconda degli interpreti. Rivas e Granoche , con il supporto del padron del campo Neto, a solleticare i palati del pubblico varesino, mai a sufficienza caldo, se non semplice e passivo spettatore di movenze d’alta classe che si esprimono in una marcatura sublime dopo pochi giri di lancetta sul non cronometro di Masnago. Neto per un appoggio in profondità su cui Rivas, gaucho perfetto, poggia il suo destro rubando la scena al Divin Diablo, coprotagonista con un quasi velo d’altri tempi. Scende il Varese da questo ottovolante esterno, per salire sul passo impervio della possibile vittoria casalinga, mancante da mesi ormai, come le scadenze del mutuo mai così ravvicinate.
Maran si volge aFre dirigere gli orchestrali come alla Scala, stavolta più invernale che mai, a segnalare un ricordo passato che sovviene ogni volta che i reprobi corrono sul prato sotto le Prealpi. All’attacco miei prodi, come pirati sembrerebbero apparire i giovanotti in maglietta bianca, impavidi e non timorosi di scoprirsi perché sulla mediana il duo alternato Kurtic – Corti pare un due di coppia canottiere, la cui prua arriva sempre per prima e se per caso scivola qualcosa fuori dalla barca, un Grillo difensore mai visto intercetta la vipera Mastronunzio, fermandolo alle soglie del successo personale. Forse troppa facilità ci trascina nell’oblio della gara, incanalata verso i binari di occasioni rapide e susseguenti nel corso dei minuti. Il raddoppio è cosa da piccoli, o forse ci toglierebbe gioia e timori per i restanti frammenti della disfida.
Uomo Vero Maran cambia con saggezza i protagonisti, affaticati e non ancora pronti a novanta minuti di battaglia sul campo pesante; così alter ego si sovrappongono senza modificare la tattica e la mentalità portando in avanti la compagine biancorossa. Se non che i lupi sendono a valle ed offendono sempre più verso l’immacolato Bressan, vogliosi di entrare nella tana per la marcatura della salvezza. Ma gli avanti ospiti, troppo abbandonati come fuscelli di fronte alla tormenta, lasciano alla casualità il possibile colpo gobbo. Così per Walter non è impervio trovarsi il pallone fra le mani centralmente della parità , e poco oltre la vittoria bussa alla porta di Masnago, calda e soffice come il velluto. A presto.
Nessun commento:
Posta un commento